(CAVALIERI MARVEL)
N° 122
DIAVOLI E DRAGONI
1.
L’uomo è nudo in piedi
davanti all’ampia finestra di una suite in uno dei migliori hotel di Macao. È
alto, slanciato, capelli scuri con appena una venatura di bianco alle tempie,
ha sicuramente più di trent’anni ma è difficile stabilire la sua vera età. La
pelle è abbronzata, gli occhi hanno un vago taglio a mandorla rivelando origini
asiatiche su un’impronta decisamente europea. Il nome sul passaporto che usa
attualmente è John Bryce di nazionalità britannica. Il nome è falso, la
nazionalità no: è veramente suddito di Sua Maestà Britannica ma ha anche altre
nazionalità ciascuna associata ad uno dei suoi altri nomi.
Sul
suo viso si forma un sorriso dalla piega vagamente crudele e sicuramente
divertita mentre riflette sul fatto che in quella posizione sarebbe un
bersaglio perfetto per un cecchino appostato dall’altro lato… se ci fosse
qualcosa su cui appostarsi invece della distesa apparentemente senza fine della
spiaggia e delle acque del Mar Cinese Meridionale. Questo non elimina del tutto
il pericolo, pensa. C’era stato almeno un caso di un killer che aveva colpito
da un deltaplano oppure da un elicottero. Tiri difficili, certo, ma lui ne
sarebbe stato capace.
Ancora
pensando a questo, si volta per tornare verso il letto e deve avere ancora il
sorriso sulle labbra perché la bionda seducente che su quel letto è sdraiata, a
malapena coperta da un lenzuolo disfatto, gli chiede:
-Cosa c’è di tanto divertente?-
-Nulla di veramente importante.- replica lui
-Che ne dici se ci facciamo una doccia e poi scendiamo per la cena?-
-E se invece ce la facessimo portare qui e poi
continuassimo a divertirci?-
-Potrebbe essere un’idea.-
Non
molto lontano da lì, nella vicina Baia di Kowloon a Hong Kong, in un’elegante
villa coloniale, troviamo un’altra coppia mista.
Lui è cinese, potrebbe
avere circa quarant’anni, fisico atletico, indossa solo un paio di pantaloni. Si
chiama Shen Kuei, ex campione di arti marziali, ex agente dei servizi segreti
cinesi. Ufficialmente si è ritirato sia dalle competizioni che da quelli che un
suo vecchio amico chiama giochi di morte e di inganni ed è semplicemente il
proprietario di un night club di Hong Kong, ma resta un uomo pericoloso, molto
pericoloso. Lo chiamano il Gatto.
Lei è inglese per parte
di madre e americana per parte di padre, potrebbe avere 25 anni, forse meno, lunghissimi
capelli biondi, fisico da modella, che è stata anche una delle sue attività di
copertura. Il suo nome è Lynne McElwain ed è un’agente del MI6, il leggendario
servizio di spionaggio all’estero britannico.
Entrambi sono appena
sopravvissuti ad un tentativo di assassinarli da parte di agguerriti assassini
asiatici ma il pericolo non è ancora finito.[1]
-Ne stanno arrivando altri.- sentenzia Shen
Kuei.
-Mai un momento di quiete con te, eh?- replica
Lynne.
-Se volevi una vita tranquilla, perché ti sei
arruolata nel MI6?-
-Tradizione di famiglia, suppongo.-[2]
Shen
Kuei le fa cenno di tacere mentre un silenzio innaturale cala tutt’intorno e
Lynne capisce che sta per accadere qualcosa… qualcosa di brutto.
Improvvisamente
il silenzio è rotto da un improvviso frastuono di urla e spari.
-Ma cosa…?- esclama la ragazza.
-Sono arrivati i rinforzi.- ribatte Shen Kuei
concedendosi un sorriso.
Ancora
più lontano, nella città di San Francisco, negli Stati Uniti, una donna esce
dall’edificio che ne ospita il Municipio. È una donna molto bella e le parole
non possono adeguatamente rendere la sua bellezza. Lei è perfettamente
consapevole dell’effetto che il suo passaggio fa ad uomini e donne, che lei lo
voglia o no, e ne sorride.
Subito
dopo si incupisce. Ha accettato una sfida difficile ma non impossibile per una
come lei e dopotutto le sono sempre piaciute le sfide.
2.
Quante volte mi sono ripromesso di non farmi più
coinvolgere in quelli che chiamo giochi di morte e di inganni? E quante volte
ho mancato a questo mio proposito? Anche stavolta devo farlo. È in gioco la
vita di uno dei pochi che posso considerare amico e non posso non battermi per
lui. L’onore ed il senso di responsabilità possono essere un pesante fardello
ma non c’è modo di ignorarli.
Mi chiamo Shang Chi. Il mio nome
significa: lo spirito che avanza. In che direzione stia avanzando il mio
spirito ho smesso di chiedermelo, mi limito a seguirlo.
A quanto pare, io ed i miei compagni
di sempre Leiko Wu e Black Jack Tarr siamo arrivati giusto in tempo per aiutare
Shen Kuei durante un assalto alla sua villa. Probabilmente il mio vecchio
amico/nemico se la sarebbe cavata lo stesso ma non avrei potuto comunque stare
a guardare. Da quello che vedo, si tratta di aderenti alle varie fazioni del
Si-Fan. Credevo che si fossero sbandati dopo la morte di mio padre e la cattura
di mia sorella. Evidentemente qualcuno li ha nuovamente riuniti. Mi chiedo chi
possa essere.
Le mie riflessioni non mi
impediscono di agire. Come sempre, non ho altre armi che le mie mani ed i miei
piedi e sono più che sufficienti. Ho avuto i migliori maestri nell’arte del
kung fu ed ho imparato bene.
I miei compagni sono più diretti ed
usano le loro pistole e quando escono dalla villa anche il Gatto ed una giovane
donna bionda per i nostri avversari non c’è scampo.
Alla fine dello scontro Shen Kuei mi
si avvicina e mi dice:
-È sempre un piacere rivederti, Inglese, specie
in queste circostanze.-
Shen Kuei mi chiama Inglese nonostante io
sia cinese come lui. All’inizio era un modo per schernirmi visto che lavoravo…
ed in un certo senso lavoro tuttora… per i servizi segreti britannici poi, con
il tempo è diventato un nomignolo amichevole.
-Qualche idea del perché vi abbiano attaccato?-
gli chiede Leiko.
-Qualche sospetto ma forse i sopravvissuti
all’attacco potranno confermarlo.- risponde
il Gatto.
-Non credo proprio.- replica Black Jack Tarr inginocchiato presso uno degli uomini che ho
abbattuto -Questi tizi sono tutti morti.-
-Non ho usato forza letale.- affermo risoluto.
-Non ne dubito, cinesino, ti conosco bene.- ribatte Tarr. Anche il suo chiamarmi cinesino
non ha nulla di insultante ormai -Resta il fatto che questi tizi sono tutti
morti. Non so ancora dire se è stato un suicidio di massa o se è intervenuto
qualche fattore esterno ma è così.-
-Mai cadere vivi nelle mani del nemico.- commenta Shen Kuei.
Questo vuol dire una sola cosa:
chiunque li guidi adesso, è spietato quanto mio padre
Il
nome dell’uomo un po’ sovrappeso che siede ad una bella scrivania di quercia
costruita con il legno di una famosa nave da guerra della Reale Marina Britannica
è York Mitchell, Yorkie per gli amici. È il capo del Secret Intelligence
Service, noto anche come MI6, il servizio di spionaggio all’estero del Regno
Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Nei dispacci ufficiali la sua sigla
è M come l’iniziale del suo cognome e di quello di un altro famoso direttore
della stessa organizzazione.
Se
ne sta seduto a riflettere su alcune questioni spinose quando dall’interfono
arriva la voce della sua assistente personale:
<<Mi scusi, Signore., ma c’è Sir Lancelot
sulla due per lei.>>
Mitchell
non può fare a meno di sorridere. Ovviamente non è il più celebre dei cavalieri
della Tavola Rotonda a cercarlo ma, molto più prosaicamente, il Commodoro Sir
Lancelot Frederick Herbert Christopher Hunter KG[3] OBE[4], attuale Presidente Del
Joint Intelligence Committee, l’organo del Governo di Sua Maestà che
supervisiona i servizi di intelligence della Nazione, lo stesso uomo che lo ha
raccomandato per il posto che ora lui occupa.
-Me lo passi Eve.-
Un
istante dopo su un piccolo schermo sulla scrivania appare il volto di un uomo dai
capelli biondo cenere striati di grigio alle tempie e dagli occhi di ghiaccio.
-Buongiorno Signor Sottosegretario.- lo saluta in
tono un po’ canzonatorio Mitchell.
<<Non fare il buffone, Yorkie, sai benissimo
che tra di noi non c’è bisogno di formalismi.>> ribatte l’altro
seccamente.
-Come desideri, Lance. Dunque, perché volevi
parlarmi?-
<<Hai degli aggiornamenti sulla quella
faccenda di Hong Kong?>>
Mitchell
sta per rispondere quando gli sembra di sentire un sibilo. Forse è un’illusione
o forse no. Si volge verso la finestra e grida:
-Oh Mio Dio!-
Con
un’agilità insospettabile in un uomo della sua mole, si getta prontamente a
terra un attimo prima che il palazzo sia scosso da una forte esplosione.
Per
un periodo che a lui sembra lunghissimo Yorkie Mitchell non si azzarda a
muoversi, poi, cautamente si rialza mentre dallo schermo arriva una voce
preoccupata:
<<Yorkie, che Diavolo è successo?>>
-Qualcuno ha appena provato ad uccidermi
spedendo un missile stinger contro il mio ufficio, ecco cos’è accaduto Lance.-
risponde Mitchell -Per fortuna le strutture rinforzate dell’edificio hanno
retto al colpo anche se sarà necessaria una bella ristrutturazione, temo.-
<<L’importante è che tu sia vivo ed in
buona salute. Pensi che siano stati i nostri ancora misteriosi
avversari?>>
-E chi altri? Ecco il tuo aggiornamento da Hong
Kong, Lance.-
In
un luogo lontano una figura avvolta nell’ombra accoglie uno dei suoi sottoposti
che si inchina deferentemente.
-Che notizie mi porti, Chang?- gli chiede.
-Pessime purtroppo: gli attacchi al Gatto ed al
capo del MI6 sono falliti.-
-Non ha molta importanza. Era nelle previsioni
che potessero fallire. Il loro scopo era principalmente servire da avvertimento
per i nostri nemici.-
-Oltre alla ragazza inglese sono intervenuti in
aiuto del Gatto anche Shang Chi ed i suoi amici.-
La
figura misteriosa si concede un sorriso maligno e dice:
-Esattamente come mi aspettavo. Sarà una sfida
interessante quella fra me e lui.-
3.
Il posto è una prigione
di supermassima sicurezza per detenuti speciali ed altamente pericolosi del
Regno Unito. La sua esatta ubicazione non è nota, perfino gli avvocati che vi
debbono incontrare i loro, comunque rari clienti qui detenuti vi sono
accompagnati bendati.
Il
giovanotto dai capelli biondi e gli occhiali vestito con un impeccabile
completo scuro non è un avvocato ma è comunque venuto a vedere una detenuta e
viene accompagnato da lei.
La
donna siede in un cubicolo completamente spoglio a parte la sedia dove siede. È
separata dal suo interlocutore da uno schermo trasparente di plexiglass o più
probabilmente di un altro materiale assolutamente infrangibile.
È bellissima, pensa il
giovanotto. Anche con indosso l’uniforme della prigione riesce a trasmettere un
fascino altero ed inquietante.
Il giovane si
schiarisce la voce e dice:
-Buongiorno, io sono:..-
-Charles James Miles McElwain, Capo dello Staff
del leader del Secret Intelligence Service.- replica la donna con un sorriso.
Un’espressione
di assoluto stupore si disegna sul volto del giovane che alla fine esclama:
-Lei sa chi sono?-
Di
nuovo quel sorriso strafottente sul viso della donna mentre risponde:
-Io sono Fah Lo Suee, figlia di Fu Manchu. Sono
poche le cose che non so dei miei potenziali amici e soprattutto nemici. So che
viene da una famiglia che ha una lunga tradizione di servizio per la Corona
Britannica, che ha compiuto la prima parte dei suoi studi a Fettes, la
prestigiosa accademia privata dove hanno studiato James Bond, John Steed ed
anche Ian Fleming, che di alcune delle prime imprese di Bond è stato il
cronista anche se qualcuno sostiene che ha aggiunto particolari molto
fantasiosi. Ma noi sappiamo la verità, non è vero? So anche che ha conseguito
la laurea in Scienze Politiche Summa cum Laude a Oxford, che è stato il primo
del suo corso alle prove di ammissione al MI6 e naturalmente so anche che sua
madre…-
-Basta così!- sbotta il giovane -So benissimo
chi è lei e quanto è in gamba e pericolosa… che è poi il motivo per cui è qui.-
-Sono qui perché mi sono arresa volontariamente
a Clive Reston e sempre volontariamente gli ho fornito informazioni essenziali.
È per parlarmi di lui che è qui, non è così?-
-Lei indubbiamente sa che cosa è successo a
Reston e sua moglie il giorno delle loro nozze.-[5].
Per
la prima volta il volto di Fah Lo Suee si incupisce. Passa qualche secondo
prima che risponda:
-Certo che lo so. Mi auguro che non creda che
sia stata opera mia. Avrei potuto uccidere Clive mille volte ma ho sempre
scelto di non farlo e di certo non mi sarei mai abbassata ad orchestrare una
vendetta tanto meschina.-
-Dopo essere uscito dall’ospedale, Reston si è
dimesso dal servizio e si è imbarcato in una missione personale di vendetta.-
-Nulla di sorprendente e sicuramente meglio che
affogare la sua depressione nell’alcool come avrebbe fatto in passato.-
-Questo, però, lo mette in serio pericolo e mi
è sembrato di capire che la cosa non le faccia piacere. Vorrebbe aiutarci?
Questo potrebbe anche alleggerire la sua posizione attuale.
Fah
Lo Suee scoppia in una risata divertita poi replica:
-Intende dire che invece di una decina di
ergastoli me ne darete uno solo? Non ha importanza: sono qui perché l’ho voluto
io ed il giorno che deciderò di andarmene, non saranno le vostre patetiche
precauzioni ad impedirmelo.-
Stavolta
è Charles McElwain a rimanere impassibile per poi chiedere:
-E dunque, intende aiutarci o no?-
-Cosa vuole sapere?-
-Chi sta riorganizzando il Si-Fan? Chi ne è il
nuovo capo?-
Fah
Lo Suee sorride. Si concede una lunga pausa ed alla fine risponde:
-Mia sorella.-
Clive
Reston entra in un locale dove una serie di luci dall’alto sono puntate quasi
tutte ad illuminare una specie di ring dove due uomini a petto nudo stanno
disputando un incontro di arti marziali miste.
Sembra
il set di un film di Jean Claude Van Damme, pensa Clive con un sorrisetto
ironico e se è vero quello che gli hanno detto di questo posto e cioè che
l’unica regola di questi combattimenti è: nessuna regola, allora il paragone
gli sembra decisamente azzeccato. Ovviamente questo tipo di combattimenti è
illegale a Hong Kong ma altrettanto ovviamente c’è chi li organizza lo stesso
in tutta tranquillità.
L’uomo
che sta cercando è un appassionato di questi sport e lui lo individua subito a
bordo ring. Non è molto alto, ma ha buoni muscoli che spiccano da sotto la
maglietta a maniche corte che indossa, il viso è incorniciato da una corta
barba ed il capo coperto da un basco.
Clive
gli si avvicina e chiede:
-Stephen Gunn?-
L’uomo
gli dà una lunga occhiata e poi ribatte:
-Così mi chiamano. Lei sarebbe…?-
-Reston, Clive Reston vengo da Londra.-
-Questo poteva anche risparmiarsi di dirlo. Il
suo accento è abbastanza eloquente. Reston eh? Agente del MI6 per caso?-
Clive
fa una faccia sorpresa e l’altro scoppia in una risata.
-Non sia così sorpreso. Qui a Hong Kong sono in
molti a ricordarsi dei guai che avete combinato lei ed i suoi amici, specie
quello con il pigiama rosso e giallo.-
-Toccato. Sto cercando una persona e mi è stato
detto che lei potrebbe aiutarmi.-
-Sono fuori dal giro da un pezzo. Ora mi
guadagno da vivere scrivendo romanzi che hanno anche un discreto successo. Non
vedo come potrei aiutarla.-
-Perché conosce la persona che sto cercando e
può condurmi da lei.-
-Mi dica di più.-
Prima
che Clive possa parlare uno degli uomini vicini al ring estrae un affilato
pugnale e gli vibra un fendente e solo l’istinto maturato in anni di servizio
come agente segreto gli consente di anticipare l’avversario e schivare il
colpo. Con una mossa rapida gli afferra il polso ed approfittando del suo
stesso slancio lo sbilancia facendogli perdere l’equilibrio. Contemporaneamente
lo colpisce al collo con il taglio della mano.
Nel
frattempo altri tre uomini armati di pugnale sono comparsi. Con una mossa
insospettabilmente veloce Stephen Gunn sferra un calcio rotante a quello più
vicino a lui mandandolo al tappeto.
Clive
rimpiange di non avere con sé una pistola, era impensabile portare un’arma lì
dentro purtroppo, ma non per questo è indifeso. Allunga il braccio con uno
scatto ed una corta lama si stacca dalla manica della sua giacca e va a
conficcarsi nella gola di uno dei suoi assalitori. L’ultimo sicario gli è
addosso e Clive evita a stento un fendente che gli porta via un lembo della
giacca. Riesce ad afferrargli il polso e comincia a torcerglielo. Il suo
avversario è forte e Reston si risolve ad una mossa che non è molto sportiva:
gli sferra una ginocchiata all’inguine e quando l’uomo si piega dal dolore lo
colpisce una volta, due, tre finchè non cade sul pavimento.
Mentre
Clive riprende fiato Stephen Gunn gli si avvicina sorridendo e dice:
-Bel trucchetto quella lama nel polsino. Uno
dei trucchetti di Miss Q o del suo celebre nonno?-
-Non ho chiesto i particolari.- ribatte Reston.
-A quanto pare lei è un tipo che attira i guai
Mr. Reston. Mi ricorda un mio amico belga.-
-Credo di sapere di chi parla. Ha collaborato
con l’MI6 in qualche occasione.-
-Giusto. Ogni tanto si lamenta che io esagero
troppo le sue imprese ma non più di tanto, mi creda. Ma ora veniamo a noi: mi
stava dicendo chi sta cercando o sbaglio?-
Anche
se i fasti dell’Impero asburgico sono ormai lontani, Vienna mantiene ancora un
suo fascino suggestivo. In questa città antichi palazzi si alternano a
strutture più moderne come una che sorge sulle rive del Danubio. È qui che si
trova la sede della Divisione Sicurezza Europa Occidentale dello S.H.I.E.L.D.
la famosa agenzia di intelligence, sicurezza e mantenimento della pace delle
Nazioni Unite. A capo di questa branca dello S.H.I.E.L.D. c’è un uomo di circa
sessant’anni, capelli grigi, con una leggera cicatrice all’altezza dell’occhio
sinistro ricordo di un passato turbolento, che assomiglia vagamente all’attore
francese di origini italiane Lino Ventura. Il suo nome è Bruno
Genovese e Nick Fury in persona lo ha voluto in quella posizione, cosa di cui
Genovese non sa ancora se ringraziarlo o maledirlo.
Scorrendo
i rapporti che gli sono appena arrivati si lascia sfuggire un’imprecazione e
l’uomo seduto di fronte a lui gli chiede con voce roca:
-Guai in vista?-
-Negli ultimi giorni c’è stata un’ondata di
attentati a pezzi grossi delle istituzioni e dei servizi di informazione di
molti paesi occidentali decisamente anomala.-
-Non mi dica che sospetta i russi.-
-Secondo la mia controparte ad Est, Yuri
Brevlov, stavolta i russi sarebbero innocenti e del resto hanno anche loro
subito attentati simili. La stessa cosa sta accadendo nelle Americhe ed in Asia.
È evidente che c’è un’unica mente dietro ma molti di questi fatti sono avvenuti
fuori dall’area di mia competenza.-
-Ma lei vorrebbe occuparsene lo stesso per
questo ha pensato a me.-
-Lei non è uno dei miei agenti, è un… battitore
libero e può muoversi con una maggiore libertà.-
-E con la possibilità di una negazione
plausibile se le cose andassero storte, lo so ma non sia mai detto che rifiuti
una bella avventura specie se sono ben pagato ed ho un fondo spese praticamente
illimitato. Dove vuole spedirmi stavolta?-
Genovese
sorride e replica:
-Da quanto non torna a Macao, Renard?-
4.
Un
leggero bussare alla porta della suite distrae dai suoi pensieri l’uomo che si
fa chiamare John Bryce.
-La cena, Mr. Bryce.- dice una voce maschile
dall’accento cantonese.
Essendo un tipo
decisamente molto meno formale dei suoi antenati britannici e giapponesi, Bryce
non si preoccupa di stare indossando solo i pantaloni del pigiama, ma essendo
anche un tipo prudente, si assicura di avere a portata di mano la sua pistola,
seppure nascosta da un tovagliolo prima di dire:
-Avanti!-
Un
cameriere cinese che indossa un impeccabile, smoking bianco entra spingendo un
carrello portavivande seguito da una ragazza anch’essa asiatica ma di etnia
incerta almeno per Bryce. Thailandese o forse birmana, pensa. Nulla di strano,
si dice, Hong Kong è una città cosmopolita dopotutto.
Sulla
soglia del soggiorno si affaccia si affaccia la bella Theodora Beresford
avvolta solo da un telo di spugna.
-Vedo che è arrivata la cena.- dice -Vado a
mettermi qualcosa di più comodo.-
-Per quanto mi riguarda, puoi anche rimanere
così, non mi crea problemi.- ribatte Bryce.
Intanto
i due camerieri cominciano a sistemare i piatti sul tavolo. Sembra tutto a
posto eppure Bryce non è tranquillo… qualcosa lo turba, un istinto che gli dice
che non tutto è come sembra.
Non
saprà mai per certo cosa lo fa voltare verso il terrazzo giusto in tempo per
vedere un uomo nella classica tenuta nera dei ninja calarsi con una corda. Non
perde tempo a farsi troppe domande e si getta a terra gridando;
-Giù!-
Un
dardo sparato da una cerbottana gli passa sopra la testa. È stato fortunato ma
non ha il tempo per rallegrarsene perché i due camerieri hanno impugnato a loro
volta delle pistole e gliele puntano contro.
Bryce
rotola sul pavimento evitando un primo proiettile poi allunga la mano verso la
pistola che aveva opportunamente nascosto sperando di fare in tempo.
Uno
sparo echeggia nella stanza e Bryce si volta nella direzione da cui è venuto
scoprendo che veniva da una Beretta M22 che la sua amichetta sta tenendo a due
mani come una vera professionista e con la quale ha appena abbattuto la cameriera.
Il
ninja impugna di nuovo la cerbottana ma non riesce a sparare un altro dardo
perché una giovane donna in tenuta da motociclista balza improvvisamente sul
terrazzo da quello vicino e gli conficca una corta lama nel collo.
Rimane
solo il presunto cameriere cantonese. Lui e Bryce si fissano senza ‘parlare per
una frazione di secondo poi sparano quasi contemporaneamente. Solo il
proiettile di Bryce va a segno nella fronte del suo avversario, l’altro si perde
nel soffitto.
--Complimenti.- gli dice la Theodora avvicinandoglisi
-Un tiro impeccabile realizzato con notevole sangue freddo.-
-Grazie.- replica lui con un sorriso beffardo
-Neanche tu te la sei cavata male… Therese.-
Lei
si irrigidisce e ribatte:
-Come mi hai chiamata?-
-Con il tuo vero nome: Therese Beswick, agente
del Ministero per la Sicurezza dello Stato della Repubblica Popolare Cinese
nonostante sia britannica di nascita.-
-Sapevi chi ero? Lo sapevi fin dall’inizio!-
-Come tu sapevi chi sono io. Ti hanno
incaricata di agganciarmi per vedere se la mia presenza qui era un pericolo per
la Cina. È stato interessante constatare fino a che punto sei stata disposta ad
arrivare per il bene della tua missione.-
-Bastardo!-
-Se voi due avete finito di scambiarvi
convenevoli, suggerirei di filarcela prima che le autorità comincino a fare domande
imbarazzanti.- interviene la donna che ha ucciso il ninja: una giovane i cui lineamenti
rivelano una chiara origine giapponese ma con la pelle più scura della media,
-La voce della saggezza.- commenta Bryce -Therese,
questa è Mimy Oshima.-
-Una delle più efficienti agenti del servizio
segreto giapponese..- ribatte Therese Beswick -I miei superiori mi avevano
avvertito che avrei potuto incontrarla.-
-A quanto pare, stavolta stiano tutti dalla
stessa parte.- aggiunge Bryce -Per una volta abbiamo un nemico comune e molto
agguerrito.-
-Se mi lasci fare una telefonata, James… posso
chiamarti James, vero?- interviene Therese.
-Beh, direi che siamo ormai abbastanza intimi.-
replica lui.
Mimy
Oshima fa una smorfia disgustata. Therese prosegue:
-Dicevo: se posso fare una telefonata al mio
capo, ci penserà lui a sistemare le cose con le autorità. Anche se Macao è una
regione autonoma, pochi osano dire di no al Guoanbu.-[6]
-Procedi pure ma attenta a non fare scherzi.-
Therese
sorride e replica:
-Non oserei mai tentare di imbrogliarla una
seconda volta, Mr. Bond.-
La
donna che arresta la sua auto nel parcheggio sotterraneo di uno dei tanti
grattacieli del distretto finanziario di Hong Kong è alta, snella, ha lunghi
capelli neri con due ciocche bianche ai lati ed indossa una specie di tuta nera
sopra la quale porta un impermeabile anch’esso nero. Con passo sciolto raggiunge
un certo ascensore che si apre dopo che lei ha digitato su una tastiera vicino
alle porte un determinato codice.
Entra e mentre le porte
si chiudono dice con voce stentorea in Russo:
-Trentesimo piano.-
L’ascensore
parte ed in breve arriva a destinazione: gli uffici di una società finanziaria
russa. Si presenta alla reception e pochi minuti dopo è nell’ufficio di uno dei
dirigenti:
L’uomo
corpulento e calvo seduto dietro ad una scrivania la saluta in Russo con
apparente cordialità:
-Dobro
pozhalovat, Tovarish Temnyy Angel.-[7]
-I miei rispetti, Compagno Borodin.- risponde
la donna nella stessa lingua.
-Hai qualcosa da segnalare, Compagna?-
-Nulla di reamente rilevante. Se è per sapere
questo che mi ha fatto venire qui, abbiamo sprecato entrambi il nostro tempo.-
Borodin,
fa una smorfia seccata. Quella donna sa essere arrogante ed irritante ma è
anche un’agente di indubbio valore e così è costretto a sopportare il suo
atteggiamento.
-Nessuno sospetta che sei tornata a lavorare
per noi?-
-Assolutamente no. Per tutti sono una leale
agente della CIA impegnata in una difficile missione assieme ad agenti dell’intelligence
britannica e giapponese per snidare un nemico insidioso, il che in fondo, è
verissimo.-
-Per una volta noi, gli americani, i britannici
e forse anche i cinesi abbiamo un obiettivo comune anche se non osiamo
collaborare apertamente.-
-I problemi politici non mi riguardano, mi
occupo di cose più concrete. Per fortuna, non è stato difficile ottenere di far
parte del gruppo quando la CIA è stata coinvolta. Il mio passato rapporto con
Clive Reston mi rendeva la più qualificata per questa missione. A Langley[8]
non ragionano poi troppo diversamente che a Yasenevo[9] in
fondo.-
-Uhm…e che mi dice del Gatto?-
-Nulla che lei già non sappia. Ha deciso di
collaborare con gli agenti britannici per rispetto nei confronti di Clive
Reston. È un uomo che sa cos’è l’onore.-
-E lei lo ammira, mi sembra di capire.-
-È indubbiamente affascinante se è quello che
voleva che dicessi. È giusto il tipo di affermazioni che si aspetta da una
donna, non è così?-
-Non esageri con l’insolenza.-
-Punto nel vivo del suo maschilismo. Un
viziaccio di voi russi.-
-Anche lei è russa.-
-Solo in parte e ne vado fiera. Ma adesso
veniamo al vero motivo che mi ha spinto a venire qui: ho scoperto chi è a capo
dei nostri comuni avversari.-
-E sarebbe?-
L’Angelo
Oscuro fa un sorrisetto sarcastico e risponde:
-Una donna.-
Yorkie
Mitchell ascolta il resoconto di Charles McElwain e quando il giovanotto ha
finito dice:
-Un’altra figlia di Fu Manchu di cui non
sapevamo nulla? Ma quanti figli si è lasciato dietro quell’uomo?-
-Come ha mi ha spiegato Fah Lo Suee, Fu Manchu
è vissuto per oltre 150 anni, forse molti di più.- replica Charles - Alcuni
dettagli della sua biografia potrebbero essere stati fabbricati ad arte per
sviarci. Quanto ai figli, Fah Lo Suee dice che ognuno di loro è stato
accuratamente voluto per assecondare gli scopi di suo padre che andavano ben
oltre la ricerca di un erede.-
-Sempre che ci sia da fidarsi delle parole di
quella donna.-
-Sempre che ci sia da fidarsi, sì. Io le credo
almeno in parte e sono convinto che voglia davvero aiutarci anche se certo non
per bontà d’animo, tuttavia…-
-Attento, Charles. Non si faccia incantare da
quella donna. Chi lo ha fatto ha sempre dovuto pentirsene amaramente.-
Charles
McElwain rimane in silenzio.
5.
Ci ritroviamo tutti nel salotto della villa di Shen Kuei. A
quanto pare, il mio vecchio amico ha ancora amici potenti che hanno provveduto
a far portare via i cadaveri e perfino a far ripulire la casa e i dintorni
cancellando ogni traccia della presenza dei nostri avversari.
Ho riconosciuto immediatamente la
donna che ha dato rapidi e secchi ordini alla squadra che è stata incaricata di
questo compito.
-Shareen…- la
saluto -È ancora questo il tuo nome?-
Lei sorride e risponde:
-È quello che preferisco anche se ultimamente
mi sono fatta chiamare Mei Ling.-
-Ed hai recitato alla perfezione il tuo ruolo
di zelante ed efficiente cameriera personale, debbo riconoscerlo.- interviene il Gatto.
-Ma non credo di averti ingannato a lungo, non
è vero?-
-Sapevo che il Guoanbu avrebbe mandato un agente
a sorvegliarmi. Diciamo che ha fatto una buona scelta.-
-Scusate se disturbo questo interessante
scambio di battute…- interviene la
giovane donna bionda di nome Lynne McElwain -… ma ho delle interessanti
novità da Londra.-
In breve ci informa di quello che suo fratello ha saputo da
Fah Lo Suee e quando ha finito di parlare, Leiko Wu mi guarda e dice:
-Non mi hai mai detto di avere un’altra
sorella.-
-Perché non sapevo di averla.- ribatto -Non sono sorpreso, però. Era
tipico di mio padre mantenere certi segreti, come con Ombra Mobile.-
-Sembra che questa… Kwai Far… abbia radunato
gli elementi del Si-Fan sfuggiti alla cattura e ne abbia radunati altri nel
tentativo di ricostruire l’impero criminale di suo padre.- continua Lynne.
-Hai davvero dei bei parenti, cinesino.- mi apostrofa Black jack Tarr.
-I parenti non si possono scegliere purtroppo,
Tarr.- replica Leiko.
Ha ragione, ma per quanto dovrò
espiare i peccati della mia famiglia? E quale sarà la prossima mossa della mia
sorellastra?
In
un altro luogo la donna in questione siede su una specie di trono immersa in
riflessioni che sono interrotte dalla voce di un uomo:
-Hanno scoperto chi sei.-
Un
uomo che indossa una lunga tunica rossa finemente ricamata ed un cappuccio
dello stesso colore a nascondergli il volto è appena uscito da un passaggio
segreto e le si avvicina.
-Era previsto che accadesse prima o poi.-
replica lei senza manifestare emozioni -Questo non modifica i miei piani.-
-E dunque che intendi fare?-
-Affidarti un compito adatto alle tue capacità:
devi portare da me, con qualunque mezzo, la donna di nome Lynne McElwain…
viva.-
Langley è un piccolo
sobborgo della comunità di McLean in Virginia ed è noto soprattutto per essere
la sede di una delle più famose o famigerate agenzie di intelligence del mondo:
la Central Intelligence Agency, più sinteticamente CIA.
L’uomo
che entra nell’ufficio del responsabile delle operazioni clandestine dimostra
tra i trenta ed i quarant’anni, ha capelli biondi e corti, occhi chiari ed un
viso che sembra scolpito nel marmo. Il suo nome non figura ufficialmente nel
libro paga della CIA, è una di quelle figure evanescenti che sembrano uscire
dritte da un romanzo di spionaggio. Il suo vero nome, quale che sia, è uno dei
tanti segreti dell’Agenzia.
Si
ferma davanti all’uomo alla scrivania e dice:
-Qual è il problema stavolta, Rawlins?-
-Uno adatto alle tue capacità, spero.- risponde
l’uomo con la barba ed una benda nera sull’occhio sinistro.
-Chi devo uccidere stavolta? Un Capo di Stato
sgradito? Un signore della droga sudamericano? Un sospetto leader terrorista
mediorientale?-
-Una donna molto pericolosa ed i suoi alleati
di cui tre sono agenti stranieri.-
-In
quale nazione?-
-A New York.-
L’uomo
rimane impassibile e si limita a replicare:
-Se non sbaglio alla CIA è proibito operare su
suolo americano.-
-Non preoccuparti di questo.- ribatte con voce
dura William Rawlins -Pensa solo ad eliminare i bersagli e dimostrarti
all’altezza del tuo nome in codice: Sterminio.-
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Un
po’ di cose da dire stavolta, quindi non perdiamo tempo:
1)
Innanzitutto
una breve considerazione personale: avevo appena cominciato a scrivere questo
numero che mi è arrivata come un fulmine a ciel sereno la notizia della tragica
morte del mio amico Stefano Di Marino, scrittore, saggista e molto altro, noto
soprattutto per i romanzi della serie del Professionista scritti con lo
pseudonimo Stephen Gunn di cui sono un avido lettore. La notizia è stata come
un pugno nello stomaco e ci ho messo un po’ per accettarla. Alla fine, del
tutto inconsapevolmente, mi sono venute in mente due storie ispirate
direttamente all’universo narrativo da lui creato ed ho sentito di doverle scrivere.
Una è Lethal Honey 24 e l’altra è questa assieme a quella successiva. Chissà…
forse a lui sarebbe piaciuto e forse io mi illudo che così qualcosa di lui rimanga vivo. A volte è bello avere delle
illusioni.
2)
Stephen
Gunn è ovviamente lui, sia fisicamente che spiritualmente. La figura dello scrittore
che si ritira in un luogo esotico non è nuova nel repertorio di Stephen Gunn,
una sorta di fusione tra Ernest Hemingway e Paul Gauguin. Stavolta è toccato a
lui interpretarla.
3)
Anche
Bruno Genovese è preso dai romanzi del Professionista. La sua DSE è qui
reimmaginata come divisione europea dello S.H.I.E.L.D. e ne ho mantenuto la
sede. Io l’ho sempre immaginato con la faccia di Lino Ventura e così l’ho descritto.
Se non sapete chi è Lino Ventura peggio per voi.
4)
Quanto
a Renard, beh… avete una sola Chance di indovinare chi sia E non credo di dover
aggiungere altro. -_^
5)
La
storia contiene anche diverse strizzate d’occhio alla saga di James Bond, con particolare
riguardo a quella letteraria. Tanto per cominciare il capo del MI6 Yorkie
Mitchell, personaggio inventato da Garth Ennis, usa la sigla M com e il suo omologo
nei romanzi e film.
6)
Se
non sapete chi è John Steed è evidente che non avete mai visto la serie
britannica “Agente Speciale” (The Avengers in originale). Nella sua biografia
romanzata, basata in parte sulla biografia del suo interprete storico Patrick McNee,
si cita il fatto che lui e James Bond hanno frequentato la realmente esistente
accademia privata di Fettes e sono venuti alle mani a causa di una ragazza,
fatto che ha portato all’espulsione di entrambi.
7)
Charles
e Lynne McElwain portano i nomi dei due figli di Haley Messervy, unica figlia
dell’Ammiraglio Sir Miles Messervy alias M nei romanzi di Bond. Haley appare
nel romanzo “The facts of death” (in Italiano “Obiettivo Decada”) dove è reduce
dal divorzio dal marito, un industriale Americano e si mostra interessata a Bond
che però preferisce evitare un coinvolgimento eccessivo con la figlia del suo
ex capo. I suoi figli vengono nominati per la prima volta in questo romanzo e
da lì ho preso i loro nomi. Se poi sono i figli di Haley o una generazione successiva,
lo scopriremo con il tempo.
8)
Kwai
Far è stata creata da Reginald Hudlin & Scott Eaton su Black Panther Vol.
4° #11 datato febbraio 2006.
9)
Therese
Beswick è stata creata da Doug Moench & Sal Buscema su Shang Chi Master of
Kung Fu Vol. 1° #32 datato settembre 1975.
10) Shareen è stata
creata da Doug Moench & Rudy Nebres su Deadly Hands of Kung Fu #12 datato
Maggio 1975.
11) Chi è il misterioso
agente chiamato in codice Sterminio? Lo saprete nel prossimo episodio nel
frattempo vi dico che il suo vero nome m è lo
stesso di una lunga lista di personaggi che datano addirittura dall’era delle
Dime Novel del tardo 800 passando per i pulp fino ad arrivare ai moderni paperback.
Aggiungo anche che la prima versione è stata oggetto di una gradevole parodia
da parte di un famoso cartoonist italiano.
Nel prossimo episodio:
avventura, azione, intrighi, belle donne più o meno svestite, esotismo,
criminali più grandi della vita e molto di più.
[1] Vedi ultimo episodio.
[2] Vedi nota dell’autore n.
7-
[3] Knight of the Garter,
Cavaliere della Giarrettiera, la più alta onorificenza inglese.
[4] Officer of
(the Order of) the British Empire.
[5] Vedi episodio #100.
[6] Nome cinese in breve del
Ministero per la Sicurezza Pubblica.
[7] Benvenuta Compagna
Angelo Oscuro. In Russo.
[8] Sede della CIA
[9] Sede del S.V.R. acronimo
di Sluzhba Vneshney Razvedki, Servizio Informazioni
dall’Estero.